Lodovico Parravicini torna a casa: “Un onore suonare a Imola, il violino? Amore vero”

Imola, 22 agosto 2025 – La musica nel Dna, abbinata al talento. Lodovico Parravicini, 20 anni, è una delle promesse del violino italiano. E dire che quello strumento che ogni giorno ha in mano ha rischiato di non suonarlo. “Già mio padre è violinista, quindi da piccolo la mia famiglia mi ha fatto provare il violoncello e il pianoforte”, racconta Parravicini. Ma lui le idee le aveva già chiare a 6 anni. E così, ogni giorno, entrava nello studio del padre alla ricerca di quello strumento desiderato e amato. “E lui – Federico, ndr – era terrorizzato che lo facessi cadere”, ci scherza su Parravicini. Stasera, alle 21, si esibirà nel giardino storico del Palazzo Vescovile (in caso di maltempo nella sala grande del Museo Diocesano). Una serata del cartellone dell’Emilia Romagna Festival, sold out da mercoledì, dove si viaggerà tra autori in un programma definito ’La danza dell’arco’. E Parravicini, quel violino che avrà in mano e con cui delizierà il pubblico, è proprio quello che 14 anni fa chiedeva al padre di suonare, dedicato al suo bisnonno e fatto dal liutaio di Bologna Roberto Regazzi.
Parravicini, quanto tempo è passato dall’ultima esibizione a Imola, casa sua?
“Sono rientrato oggi (ieri, ndr) a casa a Imola dopo un lungo periodo di lavoro a Roma. Ho sempre cercato di rimanere in zona, ma con scarsi risultati. L’ultima volta che mi sono esibito a Imola risale allo scorso anno, a Palazzo Sersanti, quando venne assegnata la Lucerna d’Oro a Marco Violi”.
La musica a casa sua è sempre stata centrale, come se fosse una tradizione.
“Mio bisnonno, Armando Galizia, fu il primo violino dell’orchestra della Fenice di Venezia, di cui fu anche uno dei fondatori. Mio padre Federico è violinista, mio fratello Nicolò pianista e mia madre Giuseppina Brienza – ex assessore alle Politiche educative, ndr – è cantante lirica e insegna canto. Insomma, diciamo che ho avuto le opportunità giuste al momento giusto. Nonostante in famiglia mi volessero far suonare altro, alla fine per forza, vista la mia passione e il mio amore, ho iniziato a suonare il violino. Ma devo dire che ho imparato tanto dai miei maestri e dai tanti bravi colleghi con cui ho avuto la fortuna di collaborare”.
Che esibizione sarà quella di questa sera?
“Il programma è molto particolare. La scelta del maestro Massimo Marcelli è virtuosa. Verranno inclusi capolavori di Johann sebastian Bach, Niccolò Paganini e Henryk Wieniawski. Ma anche autori russi come Alfred Schnittke, Aleksej Igudesman e Nathan Milstein. Sarà una serata molto complessa e stimolante. Si tratta di brani di compositori che hanno fatto la storia della musica, con un viaggio tra stili ed epoche. Inizierò con ’Chacconne’ tratta dalla seconda partita di Bach. Un brano molto profondo, dedicato alla sua prima moglie appena morta. Poi, gradualmente, arriverò fino al ’900”.
Sarà una serata sold out. Segno che a Imola, lei, è tanto apprezzato.
“Quando me l’hanno detto non ci credevo. Pensavo fosse impossibile, con questo caldo e in questa data di agosto. Ma invece sarà così. Imola è una città colta”.
Parlando della sua Imola, tutto inizia da qua.
“Sono imolese doc e continuo a vivere qua. Dal 2016 al 2020 ho fatto l’Accademia con il maestro Oleksandr Semchuk. Poi, nel 2020, a Fiesole ho frequentato un biennio di musica da camera con il maestro Bruno Canino. E poi tante lezioni da maestri come Boris Davidovič Belkin e Uto Ughi. Ora, da quest’anno, rientrerò dopo cinque anni all’Accademia musicale di Imola con il maestro Maurizio Sciarretta con cui sto studiando con lui già da un anno”.
Ma, a soli 20 anni, essendo classe 2005, quando è iniziato questo viaggio nella musica?
“Diciamo che tutto il lavoro principale si concentra negli ultimi cinque anni fa. Da qui è partito il percorso principale a livello concertistico”.
In che palchi ha avuto l’onore e il piacere di suonare?
“Ho partecipato a 13 concorsi, con 11 primi premi e due secondi. Ho avuto l’onore di suonare al teatro Goldoni di Livorno, al teatro Chiabrera di Savona, nelle sale del Museo teatrale alla Scala di Milano, al teatro Alighieri di Ravenna, al teatro Comunale di Bologna, in tantissimi palazzi storici a Roma e Venezia. E poi in Germania, attraverso un progetto in collaborazione con l’Emilia Romagna Festival. Fino ad arrivare al Medio Oriente, tra Israele, Libano, Palestina, ma anche in Turchia e in Marocco”.
İl Resto Del Carlino